"Suono le corde della magia come il vento gioca con le fronde degli alberi."
Dalla corporatura, Tursurion potrebbe passare per umano più che per elfo: non arriva a 180 cm e possiede un fisico longilineo che però non dà impressione di fragilità come molti suoi simili. E' invece decisamente elfico in tutto il resto, a partire dai lineamenti: il viso ha una forma allungata, è glabro, con occhi ed orecchie dal taglio tipico della sua razza. I suoi capelli sono lisci e piuttosto lunghi, biondi ma tanto chiari da sembrare bianchi in certe condizioni di luce. Le movenze sono fluide ed aggraziate, la voce chiara ed armoniosa.
Ha effettivamente un certo fascino, ma è vanitoso, quasi narcisista, eccessivamente teatrale nei gesti per sottolineare la propria eleganza, e non manca di far notare ai compagni quanto egli sia stato importante (e con che stile!) nel risolvere un determinato problema, soprattutto quando gli altri hanno invece mostrato qualche mancanza. Difficilmente ride, cercando sempre di mantenere il suo contegno.
In realtà ha un animo bonario, non porta mai rancore e anzi aiuta volentieri il prossimo, ma generalmente il suo carattere lo fa risultare antipatico a chi non lo conosce a fondo.
Nasce da una famiglia abbastanza influente nel regno elfico di Kyonin, e gli viene dato il nome di Kuluvilian (Tutto Dorato). Sebbene manifesti sin da piccolo un certo talento per la magia, si appassiona invece alle storie e ai canti degli antichi eroi del popolo elfico; sogna così di diventare un grande guerriero. Si allena con la spada ma senza grandi risultati; rende meglio con l'arco, ma presto anche lui si rende conto di non essere portato per quel genere di cose. La svolta avviene quando, intorno ai cento anni di età, la bella Talaeel di cui Kuluvilian è profondamente innamorato si fidanza con un altro. Il giovane elfo abbandona le armi e per un po' di tempo si dedica ad altro: lettura, arte, magia. Tra le altre cose scopre con più consapevolezza il culto di Desna: sebbene non lo abbracci completamente, ne viene condizionato. Sviluppa interesse per le stelle e soprattutto il desiderio di viaggiare, lasciare Kyonin dove ha trovato solo delusioni e vedere il resto del mondo. Chiede alla sua famiglia il permesso di partire, e viene affidato ad un tutore che gli faccia da guida e da scorta, il saggio Mesistahr.
Viaggia per quasi venti anni prima di rientrare a Kyonin, ma la voglia di girovagare non gli affatto passata. Si ferma in patria per due anni, durante i quali elabora le sue convinzioni e quello che ha visto del mondo in una teoria filosofica.
Decide di diventare un filosofo errante. Cambia nome in Hanyafairiel (Colui che Conosce la Libertà) e riparte, questa volta da solo. Si mantiene con il denaro di famiglia e con qualche lavoretto di magia.
La sua filosofia è incentrata sulla libertà dell'individuo, che deve essere garantita ma all'interno di un sistema di regole ben definito. Una delle sue citazioni preferite dice:
"La libertà è come il vento, piacevole e feconda. Ma un vento eccessivo può essere distruttivo, per questo occorrono strutture solide. Solide ma flessibili, capaci di adattarsi al mutare del vento: troppo deboli e saranno spazzate via, troppo rigide e saranno spezzate con fragore."
Politicamente auspica una democrazia ma non disdegna governi forti, a patto che siano retti da monarchi illuminati e non da tiranni schiavisti. Porta come esempio positivo proprio Kyonin: sebbene non sia un regno perfetto, dice, non ha eguali tra i luoghi che è riuscito a visitare. D'altra parte è convinto della supremazia intellettuale e culturale degli elfi sulle altre razze, che dovrebbero evolversi prendendoli a modello.
Associa le principali specie intelligenti di Golarion agli elementi della natura:
"Gli orchi somigliano al fuoco, distruggendo tutto ciò che incontrano. Ma dalla cenere risorge una civiltà più forte.
I nani sono affini alla terra, e infatti ad essa sono legati. Duri e resistenti alle intemperie come rocce, ma troppo statici, tradizionalisti, incapaci di adattarsi e quindi lenti ad evolversi.
Gli umani sono come l'acqua, sanno adattarsi con facilità al contesto in cui vivono, e se agiscono coordinati hanno una forza gigantesca. Ma è difficile unirli, ciascuno è una goccia che si muove a suo modo.
Gli elfi, infine, sono come l'aria, il più nobile degli elementi. Sono agili e aggraziati, vivono liberi senza dare ostacolo al prossimo, ma sono inarrestabili quando decidono di agire."
Associa strettamente la magia (almeno quella arcana) all'aria: infatti entrambe sono forze che pervadono il mondo, invisibili se non per gli effetti che producono. Sostiene quindi che il legame con l'elemento aria, se è forte, permette di capire la magia e di utilizzarla; i nani raramente comprendono la magia poiché sono in forte relazione con la terra. Gli riconosce la capacità di forgiare oggetti meravigliosi, quasi pari a quelli creati dagli elfi, ma questa "magia della terra" risulta comunque troppo fisica, scarsa in creatività e quindi intrinsecamente inferiore.
Moltre altre idee, talvolta bislacche (come ad esempio quella che il numero di zampe di un animale sia una misura abbastanza precisa del suo legame con la terra, e quindi della mancanza di evoluzione), sono elaborate, sostenute con convinzione per qualche tempo, poi scartate o dimenticate, talvolta riciclate per seguire nuovamente lo stesso iter.
In alcuni dei luoghi che visita, soprattutto quelli più liberali, alle sue teorie politiche viene semplicemente dato poco peso. In altri invece suscitano una certa preoccupazione, tanto che il giovane filosofo viene invitato ad allontanarsi, con modi che variano dal poco gentile all'inseguimento ad armi sguainate.
Dopo aver peregrinato per una quarantina di anni l'elfo decreta il fallimento di questa esperienza, dandone la colpa principalmente ai suoi interlocutori che considera incapaci di comprenderne le evolutissime idee. Si dedica quindi con maggiore interesse alla magia, professione degna di lui. Utilizza gli ultimi soldi rimasti per pagare l'acconto della retta di un'accademia, convinto di vedersi presto offrire la permanenza a titolo gratuito grazie al suo talento.
In effetti gli insegnanti sono impressionati dalla sua capacità di manipolare le energie magiche, ma dopo meno di un anno egli decide di andarsene: non sopporta i pivelli che lo circondano, né i metodi di insegnamento troppo tradizionali, legati a formule rigide e ad incantesimi privi di qualsiasi tocco personale. Tuttavia, anche se non lo ammette, nel tempo passato all'accademia impara moltissimo e riesce ad integrare la disciplina, gli esercizi mnemonici, le formule arcane tanto ribadite dagli insegnanti con la sua innata dote di "sentire" la magia e muoverla a proprio piacimento.
Essendo di nuovo libero, cioè disoccupato e senza soldi, riscopre gli ideali di gioventù e il sogno di diventare un eroe. Cambia di nuovo nome in Tursurion (Padrone del Vento) e si mette in cerca di avventura.
Il motivo principale che lo conduce nella zona della Worldwound, facendolo diventare un cacciatore di demoni, è l'incontro con un elfo, Kalliwier, da pochi giorni uscito dall'accademia di magia avendo terminato gli studi. Intellettualmente dotato e dal carattere abbastanza simile al suo, Kalliwier era uno dei pochi compagni che Tursurion sopportava e rispettava, anche perchè elfo come lui. Con lui c'è sua sorella Kallyanda, abile spadaccina, e i due sono in cerca di un gruppo per partire alla volta della Worldwound: intendono affinare le loro abilità in combattimento, con l'obiettivo di diventare un giorno abbastanza forti da tentare insieme la sfida della Starstone. Invitato ad unirsi a loro, Tursurion accetta volentieri. E' infatti un'occasione anche per lui per migliorarsi, farsi un nome, e tutto questo per una causa più che buona: in uno dei suoi viaggi si è avvicinato alla Worldwound, e ricorda la devastazione causata dai demoni. Inoltre Kallyanda è apparsa fin da subito ben disposta nei suoi confronti, né si è sforzata di nascondere questa attrazione.
Alla fine a partire sono in cinque: i tre elfi, un umano chierico di Desna di nome Rilgar, e uno gnomo chiamato Dice che ha il ruolo di scout e di cecchino con la balestra.
La storia tra Tursurion e Kallyanda non dura a lungo, ma i due mantengono buoni rapporti.
Il gruppo arriva a Kenabres, dove Rilgar insiste perché Tursurion partecipi ad un rito in onore di Desna. L'elfo ha così l'occasione di conoscere Harlan e di scambiarci qualche parola.
La prima incursione a caccia di demoni va decisamente bene: una vittoria con poche ferite e un bel bottino, la maggior parte del quale sparisce però nottetempo insieme allo gnomo. I novelli crociati rientrano in città, dove la sera stessa scoprono Dice intento a rivendere ad altri avventurieri alcuni dei pezzi che ha rubato. Ne scaturisce un lungo inseguimento che li porta fuori città, in una zona pericolosa, dritti nell'imboscata di un demone. Lo gnomo è il primo a cadere; Kalliwier e Kallyanda partono all'attacco decisi a riprendersi il maltolto, ma il demone è al di sopra delle loro possibilità e finiscono entrambi uccisi. Rilgar e Tursurion vengono feriti e costretti a scappare.
Il chierico si prende un periodo di convalescenza per dimenticare la brutta esperienza, e l'elfo rimane di nuovo solo, ma deciso più che mai a sterminare demoni per vendicare i suoi amici.
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L'ultima parte è ancora indefinita, per accordarmi con voi. Non prenderò campaign traits.
Ho letto il log, peccato non esserci potuto stare!
Edit: background aggiornato nella parte finale.
[Modificato da Superpippo90 20/09/2014 19:32]
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Shiektor