Durante i Cento Anni di Guerra sorsero migliaia di laboratori segreti per la ricerca di armi magiche. La maggior parte venne scoperta e distrutta ma numerosi furono quelli dimenticati e abbandonati.
Le viscere della montagna su cui sorge la città di Edger furono un luogo migliore di altri e nessuno seppe mai del laboratorio… almeno finora.
1000 anni sono passati e finalmente la prigionia è finita. Il sigillo ha ceduto e il demone è infine libero dai confini invisibili della sua schiavitù. Il demone però ha un problema. In questi mille anni il mondo è cambiato e non riesce più a trovare la strada per tornare a casa. Anche i suoi poteri sono stranamente limitati. Può però cercare di sfruttare il contenuto del laboratorio. Soprattutto l’apparato. Non sa bene come funzioni, ma con il tempo che impiegherà per caricarlo di energie negative confida di capirlo.
Il mondo non è poi cambiato così tanto. Ancora pieno di gente facile da raggirare o, meglio, rosa da un’ambizione divorante.
Non ci vuole molto prima che il demone riesca ad avere in pugno gli ingranaggi necessari a realizzare il suo piano e a metterli in moto. Il primo e più importante è Mattias. Il ragazzo (o ragazza, impossibile dirlo con i fanti) fa già parte di una banda di briganti ma con un po’ di aiuto ne diventa in breve Leader indiscusso. Un rifugio sicuro in una vecchia miniera, delle facili prede qualche antico oggetto del potere sono sufficienti. Certo si tratta solo di semplici pozioni di crescita ma visto lo squallore del nuovo mondo sembrano già miracolose. In più gli ha dato anche un obiettivo. Vendicarsi dei maltrattamenti subiti dalla sua razza. Cominciando dalla città di Edger.
Il ragazzo ha anche un altro alleato. Un vecchio monaco cieco e pazzo che in nome della sua religione gli fornisce oggetti mal funzionanti. Mattias non ha ancora capito o scoperto la cosa e al demone va bene così. L’importante è portare caos nel cuore della città. Per questo sfrutta i canali dei briganti per costringere un mercante a produrre e smerciare droga in città.
Il vecchio monaco e la sua piccola setta che si faceva chiamare il cerchio sono caduti. Gli unici superstiti hanno fatto la sola cosa che potevano. Hanno raggiunto la banda. Il bibliotecario e più prigioniero che ospite ma l’altro… L’albino si è sistemato nella grotta con i worg. Sembra più affine a loro che non agli altri abitanti della miniera e si dimostra molto efficiente nell’addestrarli. Sembra che le fiere lo capiscano e gli ubbidiscano per istinto.
IL DESTINO DEI PG
(come fu per Elorim non lascio la situazione congelata ma nemmeno la rendo irrimediabile. Leggete e poi decidete voi se dare il permesso anche agli altri di accedere agli spoiler).
Gwynevere
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vivendo in mezzo ai boschi con tuo padre non hai mai dovuto affrontare situazioni simili. L’insulto e l’umiliazione bruciano come un fuoco. La spada immediatamente reagisce alla tua ira alimentandola. Ti precipiti fuori dalla porta ma ormai i due sono in strada. Tu non le noti ma ad Ashen, che è lucida e fredda come l’acciaio di cui è fatta, non sfuggono. Delle guardie sorvegliano Tornvald e Heila. Uno scontro sarebbe solo una condanna a morte. A malincuore richiudi la porta, afferri il libro, le tue poche altre cose e ti allontani con l’intenzione di tornartene a casa tua. Hai fatto uno sbaglio a partire. Ora te ne rendi conto. Il mondo non ha nulla da offrirti. Tornerai quando sarai pronta per la tua vendetta, la vicenda non può di certo concludersi in questo modo.
Uscire dalla città non è difficile. Lo stesso vale per la strada all’esterno. Sei da sola e in giro ci sono i briganti ma non te ne preoccupi e in realtà nemmeno abbandoni la via principale. Non sai perché agisci in questo modo. Sarà ancora la rabbia o saranno i sussurri della spada… In ogni caso non ti accorgi dei cavalieri che ti vengono incontro fino a quando non si fermano davanti a te. Stai per mettere mano alle armi ma ti accorgi subito che non sono qui per te. Mentre tu scendi a valle loro salivano verso la città. Tu stai bloccando la loro strada e aspettano che ti sposti. Tutti uguali questi cazzo di nobili. Sono in sette in tutto. I primi quatto già basterebbero a metterti i brividi con il loro aspetto di veterani di molti scontri. Sono i tre al centro però che ti lasciano senza fiato. Il capo è chiaramente quello con l’armatura bianco candido. Deve essere alto ma sembra tozzo per via del fatto che l’armatura è priva di collo e che l’elmo (se così si può chiamare la cosa incassata tra le spalle) è una semisfera di vetro attraverso la quale non si vede nulla. Alla sua destra quello che potrebbe essere un monaco dato che è avvolto in una lunga tunica colorata di verde e rosso. Porta lunghi capelli tirati indietro per mettere in risalto la fronte al centro della quale spicca una gemma nera perfettamente tonda. Come una luna nera piena. Lo stesso simbolo che si vede al centro del suo petto. La figura alla sinistra è invece ricoperta con un’armatura completamente nera. Un uomo enorme, poco più alto di Tornvald ma molto più robusto. In una mano stringe l’asta di un vessillo… una luna nera su campo verde. La cosa più interessante però è l’arma che pende al suo fianco. Possono essere diverse per via del travestimento ma non ci sono dubbi sulla loro natura ed essenza. Si tratta di certo della gemella di Ashen.
Nel silenzio del pomeriggio montano si sente solo un suono: due lame di acciaio che vibrano in risonanza emettendo una lugubre nota….
Heila
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Il pomeriggio passato a fare la ronda si è dimostrato esattamente come lo immaginavi. Noioso. Soprattutto con Tornvald di pessimo umore. Speravi in un po’ di movimento al ritorno in taverna quando avreste dovuto affrontare nuovamente la ragazzina. Anche in questo caso però è andata come pensavi. In camera oltre al gatto di Elorim non trovate nessuno. Quel gatto. Ogni volta che lo guardi non sai deciderti se tenerlo o sbarazzartene. Perché continua a restare con voi? Che abbia dei sospetti su quello che è successo al suo padrone? Quasi ti metti a ridere all’idea. Dopotutto è solo un gatto. Non importa. In ogni caso è ormai sera e la notte si avvicina. Presto finalmente potrai di nuovo avventurarti in quello che cominci a considerare il tuo vero mondo. Il Jarka Ruus.
A cena non devi nemmeno fingere una conversazione o inventarti una scusa per andare presto a dormire. Tanto Tornvald ha occhi solo per il boccale che gli sta davanti, perso in qualche pensiero tutto suo.
Ci vogliono solo pochi istanti per raggiungere il giusto livello di sonno per attivare il talismano con cui ti hanno premiata. Ormai sei abituata al mondo che cambia attorno a te per diventare la sua versione onirica. I tuoi sensi sono subito attivi e ti permettono di capire che non sei sola nella stanza. Ti guardi attorno e seduta comodamente su una sedia dall’altra parte della stanza vedi lei. Sola. La maschera rituale di Maestro Delphine ti scruta, gli occhi che lampeggiano di irritazione nell’attesa che ti prostri innanzi a lei. Appena abbassi la testa in segno di rispetto/sottomissione comincia a parlare con la sua voce carica di echi metallici:
“Il tuo amico. Quello che ci hai affidato. Elorim ha una missione e tu lo accompagnerai.”
Mentre dice queste parole ti accorgi che qualcosa è cambiato. La tua presenza nel Jarka Ruus sembra più fisica. Il mondo stesso attorno a te muta in un battere di ciglia. Ti risvegli e ti accorgi di essere su una nave volante….”
Tornvald
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Pessima giornata. Heila ha cercato ripetutamente di intavolare qualche conversazione durante il vostro servizio di ronda ma tutte le volte hai risposto con grugniti. La serata è anche peggio. Come sospettavi Gwynevere se ne è andata. Poco male. Un problema in meno. Si è anche portata via il libro. Due problemi in meno. Finita la cena, quando risali in camera dopo alcune birre, vedi che Heila è già addormentata. Meglio. Cerchi di non fare troppo rumore e di dormire anche tu. Il mattino giunge all’improvviso. Non sai se sei riuscito a chiudere occhio. Heila invece non si è mai mossa. Anche perché non è nel suo letto. Ti chiedi come sia possibile che se ne sia andata senza che tu te ne accorgessi… Anche questa giornata non sembra migliore della precedente. Non esiste nessuna buona giornata da quando Lei è morta. Da quando loro sono morti. Ormai ti è chiaro che non scoprirai nulla su quanto è successo a Raistilin e in ogni caso non potrai dirgli la verità su tuo fratello, sul suo amico. Il gruppo ormai non esiste più. Sempre che fosse mai esistito. Inoltre la tua faccia, e probabilmente il tuo nome, sono troppo conosciuti in città. Le spie di tuo padre non ci metteranno molto a ritrovarti. Meglio cambiare aria e mettere più distanza possibile tra te e la tua famiglia. Ma cosa fare? Dove andare? Ad un certo punto ti viene in mente Caointiorn. L’unica del gruppo che se ne è andata non di sua volontà. Spinta da quella strana maschera. E se non dovessi trovarla hai comunque un appuntamento a cui non puoi mancare, mediti soppesando la strana chiave trovata al monastero. Tutti questi pensieri però non riescono ad allontanare dal profondo del tuo cuore la verità. Hai fallito. Tre ragazze si erano affidate a te e tu le hai lasciate sole ad affrontare questo mondo che scopri essere ogni momento più malvagio. Troppe strade da seguire. Nessun indizio su dove andare. Su quale salvare prima. Su come fare.
Solo di Cao hai forse una vaga traccia nel nome Akei….
Ancora non ti è chiaro perché non avete subito cercato di raggiungerla…
Alla miniera giunge la solita lettera di M. Dice che il traffico di droga ha subito una botta di arresto ma che in ogni caso la mela è matura e pronta per essere colta. Potrebbe essere il caso di accelerare i tempi prima che gli investigatori del Master risecano a scoprire qualcosa di importante. Quando Silas sente le descrizioni di coloro che si sono intromessi succede qualcosa di terribile. Con un ruggito il suo corpo si trasforma. Il monaco albino lascia il posto ad un enorme lupo bipede con il pelo bianco. Il lupo emette un verso gutturale. Una parola umana pronunciata da un essere che non ha nulla di umano. “Maestro”. Poi con un rabbioso ululato si lancia alla carica seguito dai suoi fedeli worg. Solo grazie all’uso dei suoi poteri mentali Mattias riesce a mantenere il controllo sull’esercito di briganti. Ormai il momento è giunto, non possono più ritirarsi. Un assalto in massa alla città mentre meno se lo aspettano.
Dai livelli più bassi di Edger si alzano colonne di fumo la dove gli incendi sono più intensi. L’esercito di banditi non ha trovato molta resistenza alla prima cinta di mura e si sta scatenando. Brutali, privi di disciplina e di coordinazione semineranno il terrore ancora per qualche tempo. Ancora peggio faranno gli insospettabili cittadini caduti nella rete del demone. Presto però la milizia avrà il sopravvento riportando una parvenza d’ordine. Ma non importa. Caos e distruzione non fanno altro che alimentare il male e infondere sempre più energia nell’apparato. Il male nell’aria ha ormai raggiunto livelli quasi palpabili. Anche il terreno sembra trasudare malvagità. Tutto è pronto e i tre guardano soddisfatti la distruzione ai loro piedi dalle mura del cimitero. Quando arriva l’ora senza dire una parola si muovono verso la tomba. La ragazza fa cadere della polvere sulla nuda terra e questa comincia a ribollire. Centinaia. Migliaia di vermi bianchi, corti e tozzi emergono dal sottosuolo. Esposti all’aria cambiano colore diventando dapprima rossi poi quasi neri, come il sangue coagulato. La moltitudine accresce, si ammassa, si fonde. Entro breve una figura umanoide si erge di fronte ai tre. La sua pelle e le sue carni fatte di un brulicare infinito di vermi. Gli occhi non esistono. Sono semplicemente dei punti vuoti in mezzo alla massa mobile del viso. Il viscido mercante veste l’orrida figura drappeggiandogli addosso un mantello mentre la ragazza prende la parola: “Padrone eccovi di nuovo tra noi. Sono passati mille anni da quando eravate in vita. Sto caricando la macchina per preparare il vostro trionfo.”
“Stupido demone. Non hai capito nulla di quello che sta succedendo. Non potrai mai abbandonare questo mondo per fare ritorno al tuo. Sarai per sempre prigioniera qui. La tua sola possibilità di fuga è la morte. Una morte definitiva e permanente. Se non avrai la forza di ucciderti allora mi servirai come già mi servisti in passato.”
L’ira fa perdere il controllo alla succube che abbandona il travestimento e si prepara ad attaccare. Nonostante i doni ricevuti il viscido mercante e l’orbo si rivoltano però contro di lei ponendosi in difesa del verme che cammina. Lui non ha bisogno di simili difensori. Con un semplice gesto piega la volontà della succube costringendola a inginocchiarsi. Non la guarda nemmeno mentre si contorce e si incammina verso la sua dimora.
“Andiamo Capitano abbiamo molto lavoro da fare”
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