I giorni di viaggio passano tranquilli nonostante le preoccupazioni per tempo, frane, lupi o peggio.
Il terzo mattino siete svegliati dall'odore di spezie ed erbe provenienti da una pentola da viaggio, lasciata su un fuocherello scoppiettante. Heila è intenta a seguire la cottura, saggiando la brodaglia e preparando le ciotole. Sembrerebbe quasi una madre che sta preparando la colazione ai figli, se non fosse per la sua espressione assorta e vagamente triste.
Per i più dormiglioni inizia a canticchiare un motivetto delicato a bassa voce, e vi dà il buongiorno con un mezzo sorriso. La cosa più strana è che indossa abiti bianchi e ha i capelli raccolti sulla nuca con cura, ma con una acconciatura molto sobria.
Questa volta i suoi capelli sono rossi e scintillanti nelle prime luci del giorno, e per la prima volta vedete i suoi veri capelli, di solito coperti da parrucche.
“Buongiorno a tutti. Non stupitevi, oggi è un giorno particolare. Ho preparato una zuppa per tutti, vi consiglio di mangiarla mentre vi racconterò una storia. Penso sia il momento di chiarirvi alcune cose, oltre che essere il mio modo di…mantenere vivi certi ricordi almeno una volta l’anno.”
“Questa è la ricetta che preparavo per mia figlia.” La zuppa non è molto speziata, ha un gusto piuttosto dolciastro ed è povera in ingredienti. “Non sono una brava cuoca, ma a lei piaceva. Purtroppo non ho mai avuto modo di migliorare.” Il volto di Heila è ormai palesemente triste.
“Vi racconterò della mia storia, o meglio, della storia di mia figlia Eline. Oggi è l’anniversario della sua morte. Io ero nata in una famiglia povera, che faceva parte della servitù di una casata nobile. Già da ragazza molto giovane ero stata messa al lavoro come cameriera. Le cose cominciarono ad andare male quando mia madre si ammalò. I padroni furono meschini: costrinsero mio padre a lavorare il doppio per coprire il posto di mia madre, e a pagare per le medicine con il suo stipendio. A loro non importava niente di lei… Per fortuna (lo dice con un tono cinico) è durato poco: in poche settimane le preoccupazioni e la fatica uccisero mio padre di stenti. Ormai sola e disperata, dovetti cedere ai ricatti dei figli cadetti della casata. Mi avevano promesso soldi e aiuti per mia madre, ma non fecero altro che usarmi e stuprarmi come meglio credevano. Ero giovanissima e disperata, non mi rendevo conto che quelli se ne stavano approfittando. E gli altri servi se ne lavavano le mani, timorosi di essere frustati o peggio. Alla fine mia madre morì di febbre.
Mi svegliai da quell’incubo quando mi accorsi di essere incinta. Ero ancora una ragazzina… E non sapevo nemmeno chi fosse il padre. Questo mi diede la forza di scappare. Una notte fuggì da quella casa maledetta per chiedere rifugio presso il convento. Li mi accolse il mio secondo padre, Fratello Thomas. Era un monaco di mezza età al tempo, e commosso mi nascose come iniziata nel convento. Mi ricordo ancora l’odore di muffa della mia cella e il prurito al collo del saio. *un mezzo sorriso*
Ad ogni modo, non potevo nascondere il fatto di essere incinta a lungo. Fratello Thomas mi aiutò ancora, portandomi nella casa di un suo amico fidato, in una fattoria in periferia. Li fui accolta come una figlia, e mi aiutarono nel parto. Era una splendida bambina la mia Eline.
Per gli anni successivi vissi in tranquillità: aiutavo nella fattoria, coltivando verdure e accudendo la piccola Eline. La domna di casa, Gertrude, era una signora rude ma estremamente buona *sorride al pensiero* e mi ha insegnato a fare la zuppa che state mangiando. Povera, come lo eravamo al tempo. Solo verdure. Ma fatta con amore materno. E prima di andare a letto, cantavo sempre questa canzone ad Eline”
*dopo una breve pausa di silenzio, Heila comincia a cantare con un tono caldo questa ninnananna*
Mentre canta, le lacrime cominciano a segnarle il viso. Terminato il canto, si asciuga le lacrime e riprende la storia.
“Era una bella famiglia, e fratello Thomas veniva a trovarci spesso. Eline era cresciuta, aveva già 7 anni, e voleva imparare a cucinare e cantare. *un altro sorriso tradito da occhi gonfi* Ma avvenne la mia tragedia. Un uomo incappucciato e due guardie della casata….Entrarono di notte nella fattoria e uccisero senza pietà tutta la famiglia, senza risparmiare mia figlia Eline. Non potei fare niente per salvarla.
Fui colpita quasi a morte. Fui trovata moribonda da Thomas il giorno dopo, allarmato da alcune voci in città. Mi raccolse e mi salvò, ma non poté fare niente per Eline. Ma non fece niente nemmeno per vendicarla. Thomas non voleva assolutamente trovare i colpevoli, e in città l’omertà era sovrana. Nessuno voleva andare contro la casata, temendo per la propria famiglia. Infatti tutti sapevano che quella notte erano stati mandati degli assassini, apposta per uccidere me e mia figlia. E sono anche sicura che sia stato uno dei figli cadetti… Andando contro gli avvisi di Thomas, decisi di avere la mia vendetta, ma non avevo prove. Non avevo niente di tangibile per accusare la casata dell’assassinio, e nemmeno il mandante. L’unico indizio che ho avuto è stato da una delle guardie di quella notte. Sapeva che l’assassino incappucciato veniva da lontano, da un’altra città, e sembra che venisse da questo feudo. Diceva che era un professionista, e alcune voci dicono che molti nobili lo paghino per uccidere…
Thomas mi avvisò del pericolo, che la vendetta andava contro gli insegnamenti dello Shrine, e che la mia anima non avrebbe mai trovato pace se non nella preghiera e nel perdono. Io invece gli ho urlato in faccia e sono scappata, da sola, sulle tracce dell’assassino. Inutile dire che né è stato delle due guardie corrotte.”
"Spero che questo chiarisca alcune cose a voi tutti *guarda Gwyn in particolare* e che spieghi il perchè della mia ricerca. Non vi ho detto di nomi e luoghi, nè altri dettagli importanti. E' una precauzione, visto che loro ancora non sanno che sono viva. E che continuino a ignorarlo, fino a quando non avranno pagato per tutto quello che hanno fatto."
[Modificato da King Kek 07/11/2012 21:50]
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