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Codici Personali

Ultimo Aggiornamento: 14/04/2015 19:24
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01/04/2015 10:47

Scaturito dalla giocata di ieri sera, questo thread può raccogliere i pensieri, il modus operandi, le credenze su cui si basano le azioni dei PG, in modo da essere noi coerenti e il DM in grado di prevedere in parte le nostre azioni e regolarsi di conseguenza :)

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01/04/2015 10:51

Artorias
Il "codice" di Artorias, se così si può chiamare, si basa sulla dicotomia tra libero arbitrio e destino.

Artorias ritiene che ognuno deve essere libero di agire come vuole, esprimere se stesso, fare le sue scelte... e poi pagarne le conseguenze, se le cose vanno male o si fanno errori. Ognuno decide per se; da buon barbaro non riconosce alcuna autorità al di sopra di se stesso. Ritiene che ogni gruppo, ogni organizzazione, fino anche ad un intero regno, si regga su un consenso, sull'accettazione che le decisioni di alcuni sono di solito buone e capaci di portare a risultati vantaggiosi per tutti, su una rete di giuramenti e rapporti personali che conducono tutti alla figura del re. Per lui è normale pensare che, se il re si dimostri incapace di mantenere la sua posizione, egli venga deposto, con ogni mezzo.
Se due persone sono in disaccordo, o una rinuncia alla propria posizione (come ha fatto Artorias ieri concedendo ad Anevia di mantenere vivo il prigioniero per portarlo ad Irabeth... e non ci stanno santi ne madonne, Anevia l'ha chiesto e il mazzo se lo fa lei), oppure il più forte decide.

Per quanto riguarda il destino, Artorias lo vede non come una cosa rigida e immutabile, ma come una giustificazione e una spiegazione. Nessuno può aspettarsi di stare fermo e diventare re, anche se il suo destino è diventarlo, ma è indispensabile sforzarsi e lavorare per raggiungere il fine prefissato e predestinato. Ogni sforzo e ogni evento, apparentemente casuale, è poi legato al fato; se Artorias ha successo, era destino e un fallimento sarebbe stato del tutto impossibile. Se Artorias fallisce, era destino e si tratta di una prova da superare, una deviazione necessaria per garantire alla fine la giusta conclusione. Questo rende Artorias una persona assolutamente sicura delle sue azioni, quasi incapace di avere dubbi o incertezze.
[Modificato da Your God 02/04/2015 09:31]

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02/04/2015 12:11

Harlan
Il codice di Harlan consiste di pochi punti ma ben saldi. In sostanza, applica la massima "la tua libertà finisce dove inizia quella degli altri" aggiungendo "purché le tue azioni non causino del male a te stesso o ad altri che a loro volta non stanno cercando di fare del male".

Per fare esempi con situazioni già vissute, quando Horgus voleva andare da solo insieme al cieco in un tunnel infestato da mostri, stava prendendo una decisione che avrebbe fatto quasi sicuramente del male sia a lui che all'elfo ed andava fermato.
Con Elorim, ha lasciato a lui (anche se poi è stato influenzato dal resto del party) la decisione tra l'essere scortato al relativamente sicuro rifugio di Horgus o seguirli, in quanto nessuna delle due scelte lo avrebbe messo in un pericolo sicuro ed immediato.

Potendo scegliere, il dialogo è quasi sempre preferibile all'azione improvvisata. In una situazione di guerra purtroppo è un lusso che spesso non ci si può permettere.

Harlan è molto combattuto su come agire con eventuali prigionieri. Da una parte, la cosa più importante è indagare cosa sta succedendo in città e cercare di capire come muoversi per limitare le perdite tra i "buoni". Dall'altra, mancando l'opzione di tenere un prigioniero nella lunga durata (al primo combattimento in cui siamo distratti potrebbe riuscire a liberarsi e riunirsi ai nemici) c'è la necessità di capire se sia possibile fargli capire i suoi errori e eventualmente accettarlo come alleato (come fatto con Wenduag, anche se il suo presunto cambiamento derivava dal nostro costringerla più che da un suo mutamento interiore).

Per Harlan non sono solo le azioni di una persona ad essere importanti, ma anche i risultati indiretti delle stesse. Se ad esempio tornando da Wenduag trovasse segni che ha ripreso ad uccidere paladini, se ne sentirebbe responsabile ed in DOVERE di mettere fine a ciò.

Una possibilità di cambiare va data a tutti, ma solo a patto che abbiano realmente intenzione di cambiare o almeno di provarci. Chi mente solo per salvarsi la vita già sapendo che continuerà a fare del male, non merita questa chance.
[Modificato da Orok 02/04/2015 12:12]
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02/04/2015 13:42

Kibra
Inizialmente il codice di Kibra era "Il demone buono è il demone morto": non ci sono mezze misure quando si tratta di demoni, e il suo addestramento da soldato le ha insegnato questo e poco altro.
Durante la sua prima spedizione si è resa conto che esistono molte sfumature, che esistono diversi gradi di malvagità e che forse non tutti meritano di morire. Ma per ciascuno serve un buon motivo: o mi dimostri che davvero hai voglia di cambiare, o al primo errore ti pianterò un'ascia tra gli occhi (come per esempio è accaduto con Wenduag).
Sicuramente il dialogo non è il forte di Kibra: il suo senso pratico ed il carattere un po' burbero (del resto è una nana) non la rendono particolarmente incline alla diplomazia. Semmai ogni forma di discorso si riassume in una serie di informazioni e condizioni, del tipo "ok, hai fatto quello che hai fatto e adesso hai la possibilità di redimerti. Ma sappi che ti tengo d'occhio!".
Inoltre Kibra crede fortemente che ognuno debba fare la sua parte. Anche se sei un poveraccio che non ha nulla da offrire, lei pensa che con i tuoi pochi mezzi tu possa contribuire a salvare la vita a qualcun altro, magari anche solo indicando un buon nascondiglio o dividendo un pezzo di pane con un rifugiato. Quindi, quando possibile, lei cercherà sempre di consigliare alla gente comune di organizzarsi e contribuire alla salvezza.
Penso non ci sia molto altro da dire. L'unica cosa a cui si appella è essenzialmente questo, visto che per il resto per lei non esistono regole nè leggi.
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02/04/2015 20:56

Ricontrollando un po' le cose mi sono annotato quanto segue. Correggetemi se sbaglio.

Artorias CN
Kibra CG
Murtak LG
Harlan NG
Tursurion NG
Algot NG

Il che in effetti è coerente con quanto si diceva la scorsa sessione e quanto dichiarato finora in questa discussione.
Eccezzion fatta per il prete nano.

Bisognerà vedere però come evolve l'interrogatorio :D.
La tortura non passa come good.
Il finale sembra scontato ma di nuovo coerente visto che in pratica nessuno riconosce pienamente alcuna legge.
Si tratta poi di accettarne le conseguenze quando vi ritroverete davanti alla legge. Tenete conto che state cercando una combricola di paladini e che tra questi ci potrebbe essere la moglie di Anevia (che, ricordo, ha trovato un suo messaggio).


Appunti sparsi:

Anevia non ha chiesto nulla riguardo all'orco. Lo avete disarmato, catturato e poi chiesto a lei cosa voleva farne.
Risposta: "Irabhet potrebbe apprezzare di riaverlo".

Elorim: la decisione in realtà era tra rifugio sicuro (Horgus) e una probabile morte (viaggiare per la città battagliando demoni e altro con voi). Come giustamente dice Harlan un attimo di distrazione potrebbe bastare a far fuggire un prigioniero e ancora di più potrebbe costare la vita ad un commoner.

La Redenzione non va imposta con un riga dritto o peggio per te e sappi che ti tengo d'occhio in quanto in quel modo non è vera redenzione. Basta un attimo di distrazione e hanno una ricaduta. La redenzione si ottiene con l'esempio. Con Wenduag ha funzionato (forse visto che no siete ternati a controllare) perchè aveva l'incentivo del comandare il suo popolo.


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02/04/2015 22:53

Occhio che il prete nano dovrebbe essere il più spietato di noi! Dal codice dei paladini di Torag:

- Against my people's enemies, I will show no mercy. I will not allow their surrender, except when strategy warrants. I will defeat them, yet even in the direst struggle, I will act in a way that brings honor to Torag.

E questi so i PALADINI di Torag, il massimo del legale buono. Nessun prigioniero, manco se si arrendono.

Questione Anevia: è irrilevante quello che vuole lei. Ha fatto notare che sarebbe stato meglio (a suo dire) tenerlo vivo e portarlo a Irabeth. E puoi usare tutti i tecnicismi che vuoi: so sposate e lei ha sottinteso una sua opinione. Ha parlato, e per Artorias è sufficiente: l'orco zozzo è responsabilità sua, che lo voglia o meno.

Elorim: Artorias è sempre convinto che la gente è più al sicuro col gruppo che lasciata da qualche parte a caso. Casa di Horgus era infestata; Elorim era sotto attacco; i sarti pure; i librai non ne parliamo; ecc ecc. Conclusione: la gente di Kenabres non è capace di stare al mondo da sola. Il posto più sicuro è vicino al gruppo, che è capace di combattere e di difendere le persone.


Redenzione: giustissimo, ma se non c'è un minimo indizio, una minima indicazione che la persona è disposta, manco mi ci spreco. Solita questione: ognuno è artefice del proprio destino. Se non si sforzano di cambiare, non danno l'idea che valga la pena impegnarsi per dargli un'altra possibilità, una martellata nel cranio è lo sforzo massimo che meritano.
[Modificato da Your God 02/04/2015 22:55]

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02/04/2015 23:43

Come spiegato nel background, la società ideale per Tursurion è formata da persone libere, ma con delle regole (o leggi, o linee guida) chiare che non le permettano di sfociare nel caos. Poi le regole stesse possono (o devono, all'occorrenza) essere modificate per adattarsi ai cambiamenti in corso.
Non gli piace uccidere, tantomeno esseri intelligenti (anche se in tanti anni di viaggi si è convinto sempre più che la VERA intelligenza sia piuttosto rara); non si è messo quindi a fare il cacciatore di demoni perché ama combattere, ma per il desiderio di diventare un eroe e di vedere riconosciuto il suo valore. In realtà poi c'è un altra ragione, che non ammette apertamente: salvare innocenti e proteggere il mondo da una seria minaccia (e la sua amata Kyonin non è poi così lontana). E' fatto così: si fa in quattro per aiutare qualcuno e poi con aria di superiorità gli dice che è stato cretino a mettersi nei guai, e fortunato che un artista della magia passasse di lì.
Tuttavia le recenti esperienze a Kenabres lo stanno un po' cambiando. Di fronte a tante atrocità ha capito che a volte la pietà non è la scelta migliore, e in quelle situazioni va fatto quello che va fatto, per evitare un male peggiore. Con Wenduag si era fatto da parte per non prendere parte allo spargimento di sangue che credeva si stesse per compiere, ma poi è tornato sui suoi passi pronto a fare personalmente da boia se, razionalmente, si fosse stabilito che la prigioniera meritasse l'esecuzione. D'altra parte è uno dei suoi principi quello di limitare il caos, e in assenza di regole bisogna fare il possibile in prima persona.

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Shiektor
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03/04/2015 10:59

Re:
Your God, 02/04/2015 22:53:


Redenzione: giustissimo, ma se non c'è un minimo indizio, una minima indicazione che la persona è disposta, manco mi ci spreco. Solita questione: ognuno è artefice del proprio destino. Se non si sforzano di cambiare, non danno l'idea che valga la pena impegnarsi per dargli un'altra possibilità, una martellata nel cranio è lo sforzo massimo che meritano.


Quoto.
Imporre la redenzione non ha senso perchè altrimenti sarebbe tirannia. Rimane il fatto, però, che se una persona mi dice "ok voglio cambiare" essere diffidente è lecito, così come è stato con Wenduag. Se le cose vanno bene, perfetto così. Se le cose vanno male, se cioè chi ha detto di voler cambiare ha in realtà mentito, ogni altra parola è solo fiato sprecato.
Almeno, questa è la visione di Kibra :)


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05/04/2015 00:48

Arrivo in ritardo, ma i nani hanno le zampe corte. In effetti per rispondere ho dovuto studiare, e ne approfitto per sviluppare l'interpretazione di Murtak della religione di Torag.

Comincio citando alcune frasi del buon "Inner sea gods" capitolo di Torag pag. 148 in poi

"Torag sees life as a hard journey, and if he sheltered his children from all hardship, they would not know the value of their own hard work or the satisfaction of their achievements"

"Torag prefers organized defenses to tactical assaults, and tactical assaults over reckless charges."

"Torag is not a god of half-measures. Priests either accept his doctrine as it is or come up against the unyielding wall of dwarven tradition. They're expected to remain orthodox in all ways, and offer every action they take in service of their goals: the safety of their people, the defeat of their enemies, and the production of useful and sturdy tools for civilization."

"they usually still relax and allow themselves to laugh in the company of friends and family. When the time comes to act, they do so without hesitation, placing themselves between their people and danger, warhammers at the ready."

"Each morning, a priest rises early to stoke the coals of a temple forge, and then prepares breakfast while the forge reaches a suitable temperature. After eating, the priest does a little short-term work at the forge or anvil as a morning prayer,"

"When they take up adventuring, it is with the goal of bettering their communities in some way"

"They also eagerly seek to lend aid to peoples and lands under siege from one hardship or another, whether that be invaders, disease, famine, or other strife.
While they don't balk at entering battle, especially to recover something that was unrightfully taken, they view themselves as guardians and defenders first, and a force for attacking second."




Visti i presupposti, uno dei requisiti essenziali della chiesa di Torag è l'assoluta ortodossia. E direi che ci calza bene. Murtak segue alla lettera gli insegnamenti (almeno ci prova).In particolare:

- Kenabres: cito l'ultimo riferimento, per cui aiutare la comunità è una priorità assoluta, sia che si tratti di curare feriti sia che si tratti di scacciare demoni. Non teme di combattere per la ricostruzione della città, che non è solo un atto fisico, ma anche spirituale: simboleggia la "rottura" di un popolo che deve essere "riparato" con sudore e fatica, con l'aiuto di tutti. Un nano preferisce sempre riparare un oggetto rotto piuttosto che forgiarne uno nuovo.

- Nemici: cito il secondo riferimento e il codice dei paladini (cit. Deus) Torag è estremista al riguardo, non ha mezze misure. Primo, difesa degli amici; secondo, sconfitta dei nemici. Si, la interpreto con l'accopparli, e non prendere prigionieri. Per due motivi:
a. Torag è un pianificatore, ha creato il mondo secondo un suo piano ben preciso (gli schematics di un progetto). Ogni cosa è programmata per il bene di tutti i popoli. Anche gli incontri sono programmati. Se un chierico di Torag incontra un demone, è perchè Torag agisce tramite il chierico per eliminare un intralcio al progetto iniziale. Se Murtak incontra un nemico, sa bene che è stato Torag a volerlo. Murtak è come un assistente fabbro, che toglie le impurità dai metalli
b. A Kenabres attualmente non esiste un "piano" per i prigionieri. Per quanto ne sa Murtak non ci sono organizzazioni attive e strutturate per la "gestione" dei priogionieri, nè tanto meno di feriti e rifugiati. Pertanto non saprebbe nemmeno dove mettere i prigionieri! Portarli appresso non è fattibile: non ha le risorse per gestirli. Pertanto l'unica cosa da fare è eliminare le minacce al popolo (n. 1 difendere la propria comunità). Ci sono altri culti, come quello di Sarenrae, che si occupano di redenzione e perdono. Torag si occupa di proteggere, e attualmente per Murtak il modo migliore di farlo è uccidere chiunque minacci gli abitanti di Kenabres. O con noi, o contro di noi. Niente mezze misure. Se un giorno troverà una organizzazione per gestire prigionieri e redenti, sarà il primo a portarli là (dogma di continuo miglioramento della comunità).
[Modificato da King Kek 05/04/2015 11:51]
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05/04/2015 13:22

Arrivo anche io arrivo tardi ma la discussione mi era sfuggita (di solito controllo il forum solo dietro notifica via email, devo trovare il modo di dirgli che voglio essere avvisato dei nuovi thread).

Algot è probabilmente il personaggio molto complicato per diversi motivi, fondamentalmente parte da un background idealista per evolversi in una figura molto pragmatica, cercherò di fare ordine.

Partiamo dall'inizio, è un cavaliere della Rosa Blu, seguace di Sarenrae NB tendente al LB.
In teoria questo farebbe di lui il buono per eccellenza, sempre pronto ad accettare redenzioni anche poco realistiche e a cercare la soluzione diplomatica (i cavalieri della rosa blu sono per l'appunto diplomatici, e guadagnano bei bonus ai danni non letali se chiedono agli avversari di arrendersi ma questi rifiutano, ma dopo aver proposto al resa devono garantire l'incolumità del prigioniero. Fin ora Algot non ha mai usato questa abilità, che richiede un azione standard).

Tuttavia Algot è anche un tiefling che combatte i demoni, quindi da una parte ha degli avversari completamente corrotti, e ci tengo a sottolinearlo, non si tratta semplicemente di soldati "con il tuo stesso identico umore ma la divisa di un altro colore", ma di creature del male e totalmente devote al male. Invece essendo tiefling si trova a sopportare pregiudizi e discriminazioni da parte dei suoi stessi alleati, che lo vedono come appartenente alla razza del nemico. Questo ha portato al tradimento nei suoi confronti e all'esilio volontario.

Insomma dal punto di vista di Algot i principi di Sarenrae e della Rosa Blu non si applicano ai demoni così come al convenzione di ginevra non si applica ai cinghiali, semplicemente non c'é nulla da redimere, ne fa un discorso diverso per i cultisti: difficilmente crederà a una loro conversione ma si spingirà a rischiare, motivato dal volere credere che esista del buono in tutti. Ma come già detto da altri la redenzione deve venire dall'interno, ritiene completamente inutile costringere con el cattive alla conversione, infatti continua a pensare che lasciare Wenduang sia stata una pessima decisione, spera solo nel fatto che avendo ucciso un bel poà dei suoi uomini sia molto meno pericolosa ora.

Autorità
Il rapporto con la autorità di Algot è sempre stato abbastanza lineare, in quanto cavaliere le rispettava con una fede paragonabile a quella di un paladina. Però dopo essere stato tradito e aver visto i suoi uomini sterminati a causa di questo tradimento ha i suoi dubbi. Vuole provare a credere che la corruzione sia l'eccezione, ma il dolore per quello che ha passato è difficile da superare, ancora non sa come si comporterà quando arriverà il confronto con la autorità, cosa che in un caso non troppo remote potrebbe anche voler dire la condanna a morte.

Per quel che riguarda la situazione attuale in città per Algot non esiste un autorità maggiore a cui rivolgersi, la città è semplicemente nel caos, quindi quando ha a che fare con un prigioniero si rende conto che potrebbe semplicemente non esserci nessuno a cui consegnarlo (situazione che potrebbe cambiare rapidamente dato che Aneiva ha trovato il messaggio della moglie), inoltre essendo un cavaliere ritiene di avere comunque una certa autorità anche lui.

Infine sulla pena di morte, questo è un argomento di cui nessuno ha parlato, qual'era la legge a Kenabres? A me riesce difficile pensare che in un mondo fantasy, in uan città in guerra contro il male assoluto ci andassero tanto per il sottile, posso pensare che in caso di "omicidio colposo" magari fossero un po' più flessibili, ma qui abbiamo davanti un pluriomicida, evaso, colto in flagrante di un altro tentato omicidio. Insomma a me riesce difficile pensare che una volta portato alle autorita questo venga semplicemente imprigionato. Però l'ambientazione al conosco poco, e se qualcuno ha dati sulle leggi di Kenabres per me sarebbero molto interessanti, dato che Algot si rifarebbe comunque a quelle.

Motivazioni
Attualmente Algot è profondamente deluso dalla società, ha provato ad integrarsi in mezzo ai mostriciattoli ma neanche li si è sentito a casa. Però di fronte alla devastazione semplicemente non può restare con le mani in mano, sente di dover fare qualcosa. Quindi più che per un bene superiore combatte per arginare il dilagare del male assoluto. E non crede neanche di avere troppe occasioni di successo, la crociata non avrà mai fine, lui semplicemente è stato, non solo addestrato, am cresciuto da soldatoç deve stare al suo posto, fare il suo dovere o morire provandoci, perché anche una piccola vittoria può voler dire rallentare l'avanzata quel tanto che basta per permettere ad un pugno di innocenti di scappare, può permettere a dei rinforzi di mettersi in una posizione migliore, così che possano riguadagnare una fortificazione, e stabilire un nuovo stallo. Ma alla vittoria non ci pensa, non la vede possibile così come un medico di pronto soccorso non vede possibile trovare una cura a tutte le malattie della terra; lui si sente in dovere di dover fare il possibile per salvare quanti più innocenti può salvare, il resto è fuori dalla portata dei mortali.
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13/04/2015 11:12

Guardiano
Il Guardiano segue ovviamente il codice dei paladini di Iomedae, che è il seguente:

The paladins of Iomedae are just and strong, crusaders who live for the joy of righteous battle. Their mission is to right wrongs and eliminate evil at its root. They serve as examples to others, and their code demands they protect the weak and innocent by eliminating sources of oppression, rather than merely the symptoms. They may back down or withdraw from a fight if they are overmatched, but if their lives will buy time for others to escape, they must give them. Their tenets include the following affirmations.
I will learn the weight of my sword. Without my heart to guide it, it is worthless—my strength is not in my sword, but in my heart. If I lose my sword, I have lost a tool. If I betray my heart, I have died.
I will have faith in the Inheritor. I will channel her strength through my body. I will shine in her legion, and I will not tarnish her glory through base actions.
I am the first into battle, and the last to leave it.
I will not be taken prisoner by my free will. I will not surrender those under my command.
I will never abandon a companion, though I will honor sacrifice freely given.
I will guard the honor of my fellows, both in thought and deed, and I will have faith in them.
When in doubt, I may force my enemies to surrender, but I am responsible for their lives.
I will never refuse a challenge from an equal. I will give honor to worthy enemies, and contempt to the rest.
I will suffer death before dishonor.
I will be temperate in my actions and moderate in my behavior. I will strive to emulate Iomedae’s perfection.


Aggiungo che il Guardiano è una persona silenziosa e riflessiva, che preferisce ascoltare e riflettere lungamente prima di prendere una decisione, e che non si fa guidare dall'impulso. Rispetto ai normali paladini di Iomedae preferisce offrire misericordia e una possibilità di redenzione piuttosto che una rapida giustizia, ma in caso non veda possibilità o percepisca un inganno nelle parole del malvagio non si tira indietro dal punire come è giusto e onorevole.

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14/04/2015 00:29

TSHILABA

Tshilaba non è una ferma credente, o una praticante, ma la chiesa a lei più vicina è sicuramente quella di Desna: sia perchè è religione comune in Varisia, sia perchè si ritrova in alcuni dogmi.

"Desna teaches her followers to indulge their desires, experience all they can, and trust instinct as a guide, embracing the world in all its strangeness"

L'essere viziata è seguire questo dogma per cui vale la pena esplorare e conoscere ogni cosa del mondo, dai paesi alle persone. Per questa vuole accumulare conoscenze di tutti i generi, ma soprattutto condividerle con quanti sono più chiusi ad esse, allargando i loro orizzonti. Non manca mai di invitare gli amici a partecipare ai suoi "vizi". Può essere considerata una edonista da molti, ma non lo fa per solo piacere fine a sè stesso.


"They feel free to ignore nobles, politicians, and other "meritless" leaders if more knowledgeable folk are on hand to provide better advice."

Tshilaba non riconosce autorità di alcun tipo, se non quelle che di fatto (non solo di forma) si dimostrano adeguate. Preferisce uno che ha vissuto sulla pelle il mondo e le sue mille sfaccettature piuttosto che un tuttologo che non ha mai lasciato la città nativa.

"They help people when they can, but refer to make their acts seem like luck, coincidence, or the blessings of their goddess."

Aiuta sempre con le sue conoscenze cercando di insegnare e allargare gli orizzonti altrui. Differisce dal dogma in quanto lei ama vantarsi di questo - e fa notare che è merito suo fintanto che non viene riverita e lodata (per davvero o per togliersela di torno)

"The goddess expects her diviners to challenge any speaker who prophesies ill, misfortune, or doom, and when they hear of magical auguries predicting bad times, they actively intervene to make sure those events do not come to pass."

Ebbene si, è una inguaribile buona. Non sopporta le profezie maligne, e quando spesso le capitano cerca sempre di aiutare il malcapitato ad uscirne (ecco uno dei motivi per cui è a kenabres, nido di sventure). Cerca sempre di pensare al domani come al superamento dei problemi di oggi, oppure al raggiungimento delle speranze attese.

Rispetto ai malvagi, ritiene che esista la redenzione nel domani, ma che debba essere affrontata come un viaggio lungo e disseminato di pericoli. Per riuscirci si ha bisogno di una guida, e lei offre sempre le sue conoscenze lungo il sentiero. Se però questo malvagio non può essere altro che danno verso gli altri, non esita a fermarlo definitivamente (es. un demone non può fare altro che portare danno a chi "viaggia" sul sentiero della vita, per cui va eliminato). Conta molto il percorso di redenzione piuttosto che il risultato: meglio uno che giorno per giorno, per anni, muove verso il bene piuttosto che uno che cambia repentinamente, perchè non ha avuto modo di vivere diverse esperienze (positive e non)
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14/04/2015 19:24

Remy LeGamble

Da ragazzo Remy si divertiva a rovistare in case diroccate e disabitate o in carri e carovane abbandonati in cerca di oggettini da usare per sè o da rivendere per qualche spicciolo. Da questo appare abbastanza ovvio che non abbia poi un grande interesse per le leggi o le autorità, che lui definisce un grosso freno alla creatività e al divertimento.
Ciò che conta per lui è far sì che nessuno si faccia male: è per questo motivo che ai tempi si muoveva in solitaria, dividendo poi il ricavato delle sue vendite con i suoi amici.

Il viaggio verso Kenabres ha per lui molteplici scopi: tornare lì dove i suoi genitori naturali hanno perso la vita, ascoltare l'insistente suggerimento dato dal messaggio delle carte e fare da guardia del corpo a Tshilaba - ma quest'ultimo è più un pretesto che altro.

Per lui la redenzione è possibile. Non è la sua missione, ma quando possibile vuole instillare nel suo avversario il dubbio sul senso delle sue azioni. Niente conversioni forzate - quella per lui è tirannia - e nessuna pietà contro chi non mostra pietà a sua volta. Ma il suo motto è "c'è sempre qualcosa da salvare", siano essi vecchi oggetti da pochi spiccioli o vite.
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